Metodo divinatorio ideato dagli Etruschi e successivamente diffuso tra i Romani.
Esso interpretava la volontà degli dei attraverso l'osservazione del
fulmine (in latino
fulgur). Gli aruspici e gli àuguri, gli addetti
all'esercizio di quest'arte, dividevano la parte del cielo da prendere in
considerazione (detta
templum) in regioni e, sulla base della zona di
provenienza del fulmine, della sua direzione e del punto di arrivo, davano la
loro interpretazione, secondo gli insegnamenti contenuti nei
libri
fulgurali. Nel luogo in cui era caduto il fulmine generalmente si costruiva
un pozzo murato (chiamato
puteal), con le pareti emergenti dal suolo, nel
quale venivano gettati gli oggetti che il fulmine aveva colpito; poi, per
purificare il posto, si sacrificava una pecora bidente (con due file di denti,
cioè di due anni).